mercoledì 11 aprile 2012

FERMARE L'INVASIONE CINESE E' POSSIBILE?

ROMA - Sono praticamente quadruplicati (+272%) gli sbarchi di concentrato di pomodoro cinese in Italia negli ultimi dieci anni e rappresentano oggi la prima voce delle importazioni agroalimentari dal gigante asiatico. E’ quanto afferma la Coldiretti, sulla base di una analisi sui dati dei primi cinque mesi del 2010 rispetto allo stesso periodo del 2000. Alla luce di questi dati, Coldiretti sottolinea che «la possibilità di spacciare come Made in Italy la produzione orientale, oltre ai rischi sanitari confermati dai recenti sequestri, sta mettendo in crisi la coltivazione della vera pummarola Made in Italy, il cui raccolto è stimato quest’anno in calo di quasi il 10%». Il quantitativo che sbarca in Italia dalla Cina, secondo l’organizzazione, dovrebbe superare a fine anno i 100 milioni di chili, pari a quasi il 15% della produzione di pomodoro fresco italiana destinato alla trasformazione realizzata in Italia. Dalle navi - denuncia Coldiretti - sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. Sottolineando che nelle campagne «si segnalano ritardi nel ritiro dei prodotti, clausole vessatorie e mancato rispetto delle regole contrattuali che stanno provocando incertezza e danni ai produttori agricoli», Coldiretti chiede «una iniziativa da parte del Ministero delle politiche agricole per verificare l’evoluzione della campagna di raccolta ed avviare le eventuali attività di controllo negli stabilimenti industriali». Già nei mesi scorsi le associazioni dei Consumatori e le organizzazioni degli agricoltori erano rimaste con il fiato sospeso in scia alla possibilità di dare il via libera al commercio nel nostro Paese dell’aranciata "senza arance" con la decadenza dell’obbligo di vendere il prodotto con almeno il 12% di succo. Pur tuttavia, in accordo con quanto sottolinea la Coldiretti, gli inganni a tavola non si fermano all’aranciata o al pomodoro, visto che è possibile stilare in fatto di falso made in Italy una vera e propria "lista degli orrori" con il vino che svolge un vero e proprio ruolo da protagonista. Basti pensare al cosiddetto "vino ai trucioli", oppure ancora il "vino dealcolato", quello "allo zucchero" e quello "rosé ai miscugli"; ma c’è anche il "vino senza uva" la cui fermentazione avviene con la frutta, lamponi e ribes. Nella "lista degli orrori" ci sono poi tutta una serie di formaggi ottenuti con polveri al posto del latte fino ad arrivare al cioccolato dove al posto del cacao vengono utilizzati i grassi vegetali. La Coldiretti, tra l’altro, sottolinea la necessità di contrastare l’odioso mercato dei falsi alimentari che, oltre abbassare la qualità dei cibi in commercio, colpisce soprattutto le fasce più deboli della popolazione che, a causa della crisi economica, sono gioco forza costretti ad acquistare prodotti sottocosto e spesso di dubbia provenienza e preparati con materie prime scadenti. Ed è proprio su questo punto, cioè sull’italianizzazione dei prodotti di scarsa qualitò, che punta il dito la Coldiretti, che ha organizzato una recente manifestazione di protesta: «Prodotti alimentari stranieri di scarsa qualità spacciati come made in Italy a danno dei consumatori e dei coltivatori che chiedono di fare chiarezza».
Basterà tanto per fermare l’invasione cinese?


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